Uno dei luoghi comuni più diffusi al trente e quarante e che la composizione del mazzo possa influenzare le probabilità di uscita del rosso e del nero. Ovviamente si tratta di un semplice mito, diffuso peraltro anche in ambienti "esperti".
Il grande matematico E.Thorp (The fundamental theorem of card-counting with application to Trente et Quarante" International journal of game theory, 1973) ha dimostrato che le due chances sono sempre e comunque equiprobabili. Anche il Prof. Domenico Vallesurda ha ripetuto, in modo diverso, la dimostrazione e, possiamo affermare, senza alcun tema di smentita, che nessuna composizione del mazzo possa dare un sia pur minimo vantaggio matematico ad una delle due chances al trente et quarante.
Come da nostra filosofia non produciamo in questa sede la dimostrazione matematica che potrebbe essere capita solo da utenti con cultura universitaria specifica, ma produciamo un semplice esempio che fugherà ogni dubbio.
Vediamo un esempio "estremo" di una residuo di mazzo di trente et quarante in cui è impossibile perdere.
Rimangono nel mazzo sette 10 e un un 3. Il 3 può disporsi ovviamente in 8 posizioni diverse, tutte equiprobabili. Vediamo di seguito queste posizioni, con i punteggi e i risultati del colpo:
Vediamo cosa succede in ogni caso:
Nel 1° caso vince N
Nel 2° caso vince N
Nel 3° caso vince N
Nel 4° caso vince N
Nel 5° caso vince R
Nel 6° caso vince R
Nel 7° caso vince R
Nel 8° caso vince R
Ovviamente parità perfetta: le due chances, in questo come in qualsiasi altro caso, sono equiprobabili! In termini tecnici parleremo di "simmetria".
Ciò dimostra che, qualsiasi conta finalizzata al gioco di R e N, non serve a nulla al trente et quarante!